Si possono subire le rivoluzioni o realizzarle sulle vie dell’essenza.

Questa è la trascrizione dell’episodio #05 del mio podcast Il senso Digitale.
Se preferisci puoi ascoltare qui

Per questo #05 episodio di Il Senso Digitale avevo scelto un altro tema, ma ho deciso di cambiare programmazione all’ultimo momento e ho deciso di non inserire musica.

Questa puntata la dedico a un uomo innovativo per indole, che da oggi non è più tra noi, almeno non con il corpo.

Lui è stato capace di creare il nuovo attraverso l’arte.

Attraverso la sua musica ha dato forma al suo tempo, leggendolo con calibrata eleganza, e ci ha lasciato un’eredità preziosa per tentare nuove narrazioni di innovazione.

Convivenza pacifica con il progresso tecnologico

È stato un precursore della musica elettronica, non disdegnava l’uso del loop e di sonorità techno e credeva nella tecnologia. Diceva di tenere “in considerazione il progresso tecnologico. Per chi non è un artista conservatore, aspetti come il progresso tecnologico sono funzionali al suo linguaggio. Io credo nella tecnologia”.
In un’intervista del 1998 parlava della necessità di una convivenza pacifica con il progresso tecnologico.
Diceva:

“…il problema è che la convivenza pacifica con il progresso tecnologico è una di quelle cose per cui non esiste un precisa regola. Voglio dire: ieri leggevo una bellissima intervista ad Albert Hoffman, l’inventore dell’LSD, dove si parlava dell’uso che di questa sostanza si è fatto in alcuni casi per indagare dentro di sé, per realizzare un vero e proprio processo trascendente. Io non sono un frequentatore della Rete, nonostante sia presente con mio sito…”
Come a dire: utilizzo in modo funzionale la tecnologia, ma non ne faccio uso.

Una cellula

Sicuramente era un uomo capace di vedere nelle pieghe del tuo tempo e oltre.
A inizio degli anni Settanta leggeva Huxley e guardava già con attenzione alle biotecnologie. Cantava:

Cambieranno le mie cellule
E il mio corpo nuova vita avrà
Le molecole che ho guaste
Colpa dell’ereditarietà
Sarò una cellula
Fra motori
Come una cellula
Vivrò
Viaggeremo più veloci della luce intorno al sole
Come macchine del tempo
Contro il tempo che non vuole
Sarò una cellula
Fra motori
Come una cellula
Vivrò

Nelle sue canzoni ha raccontato l’incapacità dell’uomo di accettare i propri limiti, gli eccessi della tecnologia per superarli, fino a perdere l’autenticità umana.
Cantava:
Meccanici i miei occhi, di plastica il mio cuore.
Meccanico il cervello, sintetico il sapore.
Meccaniche le dita di polvere lunare,
in un laboratorio il gene dell’amore.

Le vie che portano all’essenza

E a proposito di amore, in un pezzo che è molto di più di una canzone romantica, cantava:

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza

E la ricerca di quella essenza, ha caratterizzato tutta la sua vita.
Una spiritualità a cui ha educato molti, con leggerezza e profondità.
Una spiritualità che ha continuato ad alimentare, mentre utilizzava in modo originale e funzionale la tecnologia, senza farne uso.

Grazie Franco Battiato, buon viaggio e buon ritorno. Perché tornerai.
Torneremo ancora,
finché non saremo liberi
torneremo ancora.
Ancora e ancora.

Mi piace pensare a questo blog come a una nuova casa: accomodatevi, leggete, condividete e commentate, se volete.

Gabriela Tirino
Facilitatrice di senso

Questa puntata la dedico a un uomo innovativo per indole, che da oggi non è più tra noi, almeno non con il corpo. Lui è stato capace di creare il nuovo attraverso l’arte. Attraverso la sua musica ha dato forma al suo tempo, leggendolo con calibrata eleganza, e ci ha lasciato un’eredità preziosa per tentare nuove narrazioni di innovazione.